ITINERARIO: Dal Rifugio Barbara (mt. 1750), cui si giunge tramite strada asfaltata che collega Torre Pellice a Villanova, prendendo la deviazione per la Comba dei Carbonieri in prossimità di Bobbio Pellice, attraverso strada agro-silvo-pastorale in apprezzabile ascesa, con suggestivi tornanti che si snodano per circa Km. 5,5 in mezzo all’Oasi del Barant (area di 3850 ettari compresa tra i confini naturali del torrente Pellice e del Guicciard, la Francia e la provincia di Cuneo), si giunge al colle omonimo (mt.2373) e ci si immerge nel microcosmo del Giardino Botanico del Peyronel, vero gioiello incastonato fra le montagne, e si contempla la Conca del Pra con le sue baite della Partia d’Amunt, alpeggio dove greggi di pecore e gruppi di cavalli pascolano liberamente.
PERCORRIBILITA’: Il tragitto è su strada a fondo naturale pietroso, piuttosto stretta, con curve a gomito e senza barriere di protezione, ma non pericolosa, e che si snoda in progressiva ascesa tra arbusti di rododendro, abeti, aceri, ontani, pascoli, rocce, detriti e fiori montani di vario tipo.
Si consiglia il percorso tra luglio e settembre, perché negli altri mesi è facilmente innevato o reso pericoloso dalla pioggia.
DESCRIZIONE: Giunti in prossimità del Rifugio Barbara, si trova, sulla destra, un’ampia area attrezzata da cui parte una strada agro-silvo-pastorale, preclusa alle vetture.
La fatica della salita, che presenta un dislivello di circa 700 metri fino alla casamatta del Colle Barant, vecchio edificio militare, per il quale è in progetto una trasformazione in centro ricettivo-didattico, è ampiamente compensata dalla visuale che si può godere: si vedono il gruppo del Monviso, la vetta ardita del Granero, la Comba dei Carbonieri e lo snodarsi della strada
percorsa e si ha l’impressione di essere arrivati a toccare il cielo, soprattutto se la giornata è tersa e l’aria è frizzante.
Gli occhi vengono colpiti dall’azzurro intenso del cielo pulito, dal nitore dei contorni delle montagne scabre, dalle varie sfumature di verde della vegetazione e dall’occhieggiare colorato di minuscoli fiori alpini.
Il cielo è spesso percorso dal volo lento e sicuro delle poiane, e l’aria risuona di cinguettii incrociati di cince, rampichini, ciuffolotti.
Vicino alla casamatta del Colle Barant ci si trova di fronte ad uno stretto passaggio, tra rocce aguzze e scabre: è un passaggio ‘magico’, una porta che si apre su un’oasi da fiaba, l’avvallamento in cui sorge il Giardino botanico del Peyronel (mt.2290 d’altitudine e m2 17.000 di superficie), contornato dalle cime montuose della sinistra orografica del Pellice.
Scendendo lungo la strada pietrosa, si vedono prati brulli, massi e si scorgono i furtivi movimenti delle marmotte, vigili sentinelle di questo mondo incantato, o si sente il rauco verso delle poiane e, se si è fortunati, si possono vedere in pastura stambecchi, camosci, mufloni e caprioli.
Nell’avvallamento è visibile una staccionata di legno che delimita il giardino botanico, un piccolo cancello d’accesso, la casetta-magazzino degli attrezzi con bacheche illustrative ed una stazione nivo-pluviometrica.
Varcato il cancello, agli occhi del visitatore si offrono, in uno spazio circoscritto, un piccolo lago, ambienti naturali diversi, varie specie protette di flora alpina, ed alle sue orecchie il soffio del vento, lo scampanio riecheggiato dei campanacci degli animali al pascolo, i suoni attutiti o ingigantiti che sa produrre la natura.
E’ un luogo eccezionale per un botanico esperto, ma anche per il ‘naturalista’ pivellino, perché nelle zone a pascolo potranno osservare viole, garofanini e potentille; nelle zone umide, potranno ammirare il giallo delle pinguicole; nelle vallette nivali, saranno incantati dal blu delle genziane e dal viola delle soldanelle; nelle zone degli arbusti contorti, spieranno i frutti dei mirtilli, i fiori dei rododendri e le foglie dei salici nani; tra le
rocce silicee, andranno alla ricerca di genepì, antennaria e semprevivo ragnateloso; nelle zone calcaree, spereranno nella fortuna di ‘cogliere con l’obiettivo’ stelle alpine, camedrio e salice reticolato.
Ma anche il visitatore comune può provare analoga gioia: è un mondo policromo, vario e ricco di sorprese e andrebbe scoperto con il suo diverso ‘maquillage’ durante le varie stagioni.
Chi ha provato l’emozione di inoltrarsi in questo microcosmo, sicuramente ci ritorna.
Completata la visita, per chi non intende proseguire per la Conca del Pra, è comunque interessante percorrere alcune decine di metri ancora di strada, in modo da non perdere l’opportunità di ammirarne dall’alto lo splendido panorama.
ALTERNATIVA: Si può accedere al Giardino botanico del Peyronel ed al Colle Barant dalla Conca del Pra e dal rifugio Jervis, cui si giunge partendo da Villanova, e quindi inerpicandosi su strada con talco, piuttosto ripida e sconnessa, seppure suggestiva.