One, two, three, quater. L’ho conosciuta, una ragazza regolare,
era una specie di barista in un caffè,
adesso dice che s’è messa a recitare, oh, oh, ma pensa te.
Andava al mare, se ci andava, a Bordighera,
con le sue amiche, in una stanza erano in tre.
Adesso dice vado a fare una crociera, ma pensa te.
Non è che porto l’anello al naso, non è che mangio soltanto riso,
non è che viaggio col foglio rosa,
vien qui a far le canzoni a me, ma pensa te.
Adesso sai che cosa chiede, se vuol bere,
eri una vita che bevevi i tuoi frappè,
beve champagne e fa la scena di scialare, oh yea, ma pensa te.
Si presentava col cognome e con il nome,
adesso dice come sta, sono Janet, "I beg your pardon",
dice che vuol dire come "Boh, ma pensa te."
Non è che porto l’anello al naso, non è che vengo dal paradiso,
non è che sto tutto il giorno in casa.
Vien qui a far le canzoni a me, ma pensa te.
In cinquecento e via, si andava all’idroscalo,
adesso dice ci ho il mio giro a Saint Tropez.
No, no niente macchina, alle quattro prendo un volo.
Oh yea, ma pensa te. A Barcellona quest’estate la corrida,
se faccio a tempo vengo sì, ma non so se lei,
che a san Siro urlava porco arbitro giuda, ma pensa te.
Non è che porto l’anello al naso, non è che aspetto la fin del mese,
non è che in fronte ci ho scritto coso,
vien qui a far le canzoni a me, figurati te.
Non è che porto l’anello al naso, non è che mangio soltanto riso,
non è che viaggio col foglio rosa,
vien qui a far le canzoni a me, figurati te.
Non è che porto l’anello al naso, non è che vengo dal paradiso,
non è che sto tutto il giorno in casa,
vien qui a far le canzoni a me, ma pensa te.