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(Giorgio Calabrese – Georges Garvarentz e Charles Aznavour) Io sono un istrione ma la genialità è nata insieme a me. Nel teatro che vuoi dove un altro cadrà io mi surclasserò. Io sono un istrione ma la teatralità scorre dentro di me quattro tavole in croce e qualche spettatore chi sono lo vedrai. Lo vedrai in una stanza di tre muri tengo il pubblico con me sull’orlo di un abisso scuro col mio trac e coi miei tic e la commedia brillerà del fuoco sacro acceso in me e parlo e piango e riderò del personaggio che vivrò. Perdonatemi se con nessuno di voi non ho niente in comune. Io sono un istrione a cui la scena dà la giusta dimensione. La vita torna in me ad ogni eco di scena che io sentirò, e ancora morirò di gioia e di paura quando il sipario sale. Paura che potrò non ricordare più la parte che so già, poi quando tocca a me puntuale sono là nel sogno sempre uguale, uguale. Io sono un istrione ed ho scelto oramai la vita che farò. Procuratemi voi sei repliche in città e un successo farò. Io sono un istrione e l’arte e l’arte sola è la vita per me. Se mi date un teatro e un ruolo adatto a me il genio si vedrà, si vedrà con il mio viso ben truccato, con la maschera che ho, sono enfatico e discreto versi e prosa vi dirò. Con tenerezza o con furore e mentre agli altri mentirò fino che sembri verità fino a che io ci crederò. Non è per vanità quel che valgo lo so e ad essere sincero sono un vero istrione e grande come me e io ne sono fiero la la la …… |
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