VINCENT VAN GOGH
***Scarpe di un contadino? Scarpe dell'artista? Scarpe. Punto e basta? ***



«Io mi accontenterei di poter dire alla fine: molto semplicemente, queste scarpe non appartengono a nessuno, non sono né presenti né assenti, ci sono delle scarpe, punto e basta. » (Derrida)
Era forse Vincent un feticista, visto che aveva un'autentica ossessione per le scarpe come soggetto pittorico?
Non proprio.
Era un artista 'vagabondo' che camminava, camminava, camminava: il suo è stato un cammino fisico (nelle zone minerarie del Borinage, nelle distese di campi di Neunen, nelle assolate campagne della Provenza), ma anche mentale per lasciare traccia di sè ai posteri.
Le tele che hanno per soggetto scarpe lo accompagnano durante tutta la sua vita artistica: alcune hanno i colori terrosi e cupi del Nord; altre la luce abbagliante del Sud; alcune costituiscono la 'cerniera' tra le due realtà.
I vari paia di scarpe ritratti non sono contestualizzabili: non sappiamo dove si trovino, né chi li indossi; infatti lo sfondo che li accoglie non è identificabile; è uno spazio indeterminato, e non compaiono le persone che li hanno usati; sono paia di scarpe abbandonati, inutilizzati.
Si tratta sempre di scarpe logore, pesanti, dal cuoio impregnato di sudore e di umidità, spesso sformate, con i lacci sbrindellati: suggeriscono l'idea di cammino faticoso tra le zolle, di terra umida e ricca di humus, di mondo contadino legato alla tradizione e al lento variare delle stagioni.
'Se si vuol crescere bisogna affondare nella terra come radici', scriveva Vincent.
Tutto il periodo infatti che precede il trasferimento in Francia è la buia radice che nutre le sue luminose e solari opere.
Sono scarpe contadine o le scarpe di Van Gogh stesso, il viandante cittadino come sostiene Schapiro?
Sembrano richiamare la povertà, la solitudine, lo squallore, vite miserabili consumate tra duro lavoro e pasti frugali;
è la povertà dei minatori nel Borinage, dei contadini a Neunen, di Van Gogh stesso.
Dipingere un paio di scarpe vecchie, logore, inscurite e raggrinzite dall' uso, come unico soggetto di un quadro, potrebbe sembrare stravagante, invece è estremamente poetico e diventa essenza della vita povera, secondo quanto sostiene Heidegger.
'Van Gogh è immenso perché capace di nobilitare col suo pennello anche un paio di vecchie scarpe'. (Picasso)
Le scarpe vissute evocano il mondo contadino, della fatica e del lavoro: guardare le scarpe è come osservare i volti delle persone che le hanno indossate e svelare la nascosta fatica cui sono state sottoposte.
Sono le testimoni del mondo agreste, secondo Heidegger; per Schapiro, sarebbero una sorta di oggetto-ritratto di Van Gogh; secondo Derrida, sarebbero scarpe. Punto e basta.
Sono un mezzo che ci identifica e che identifica il mondo in cui viviamo e, se vecchie ed usurate, suggeriscono l'idea del tempo che passa, che consuma.
La vita è caratterizzata dalla fugacità, dalla transitorietà,dall'instabilità e le scarpe conducono attraverso i sentieri dell'esistenza, reali o astratti, in perenne ricerca della verità.
Qualsiasi tesi si condivida, i quadri con scarpe di van Gogh sono capolavori.

I dipinti seguenti sono la variazione sullo stesso tema: scarpe, scarpe, scarpe!

    
    
   


Il primo quadro,'Vecchie scarpe con lacci' del 1886, presenta calzature che sembrano fluttuare su un fondo scuro; sembrano abbandonate; sono spaiate ( due piedi sinistri e di taglia diversa: uno maschile e uno femminile?); hanno le stringhe slegate.

Il secondo quadro, 'Scarpe nere' del 1886, raffigura calzature 'pesanti, rozze, da carrettiere', che, comprate da Vincent al Mercato delle pulci, sono state ritratte in modo da mostrare le loro due facce: la tomaia e la suola.
Si tratta di un paio di scarpe con le quali Vincent può camminare e diventano il ritratto della sua intimità, di cui non nasconde niente.

Il terzo quadro, 'Scarpe' del 1887, evidenzia calzature che sembrano lievitare sul fondo color terra, sembrano essere in movimento e appoggiarsi l'una all'altra: sono stivaletti bassi senza stringhe, molto sfruttati, ma ancora utilizzabili. Sembrano 'strizzarci l'occhio'.

Il quarto quadro, 'Natura morta. Scarpe' del 1888, presenta le uniche calzature che Vincent abbia fatto appoggiare su un piano realistico, un pavimento di mattonelle rosse, forse quello della Casa gialla di Arles.
Possiamo pensare che siano appartenute a Patience Escalier al quale fece in quello stesso anno un ritratto, oppure potrebbero essere le scarpe utilizzate da Van Gogh stesso, come ricorda Gauguin, per marciare dall'Olanda al Belgio.
Qualsiasi delle due ipotesi scegliamo, possiamo renderci conto che non ci troviamo di fronte a calzature anonime, ma fortemente 'umane', quasi un ritratto.

Il quinto quadro, dal doppio titolo, 'Un paio di zoccoli in cuoio' o 'Natura morta, zoccoli in legno' del 1888, pone un quesito: cuoio o legno? Entrambi, forse, perché le suole sono in legno. Quel che conta è che sono in buono stato, pesanti, solidi, appartenuti ad una contadina o ad un contadino; con forse tracce di terra sul cuoio, vuoti, ma con impronte di piede al loro interno.
Zoccoli banali, ma prodotto utile, sui quali possiamo immaginare di leggere tutto un mondo (quello contadino), anche se essi non sono altro che quel che sono: un paio di zoccoli.

Il sesto quadro, 'Tre paia di scarpe' del 1886, offre una sequenza di tre paia di scarpe che ricordano tutti i tipi sperimentati, perché è estremamente improbabile che siano raggruppabili per paia.
Una calzatura è rivoltata come un guanto, un'altra è al contrario, due sono stivaletti, due sono un paio, forse.
Quale senso ha questa serie? Perchè sono allineate su un tessuto generico? Perchè questa esposizione?
Non raccontano nulla, ma, sebbene abbandonate, non sono state dimenticate, nè messe in vendita, ma disposte per essere dipinte.
Sono scarpe molto sfruttate, che non servono più a nulla, ma che un tempo sono servite; sono scarpe spaiate, abbandonate in un luogo indeterminato, ma ancora in grado di testimoniare la dignità umana.

Il settimo quadro, 'Natura morta con cavolo, zoccoli e patate' del 1881, presenta giustapposti su una tavola degli zoccoli e degli alimenti.
Gli oggetti rappresentati - cavolo zoccoli patate - sono l'essenza stessa della vita del contadino: lavorare per nutrirsi.

L'ottavo quadro,'Natura morta con casseruola di terracotta, bottiglia e zoccoli' del 1885, presenta degli oggetti eterogenei, estranei, un poco acciaccati, deprivati della loro funzione.
Prevale qui il gusto cromatico e lo spessore realistico (la casseruola è un poco ammaccata).

Il nono quadro, 'Natura morta con bottiglie, terrecotte e zoccoli' del 1884, presenta un paio di zoccoli di contadino affiancati a pentole di terracotta e a bottiglie: i soggetti sono disposti gerarchicamente da sinistra a destra, perdono progressivamente in dimensione e diventano via via più personali.