Esistono quattro versioni del ritratto di Père Tanguy, elaborate tra il 1886 e il 1888, che sottolineano il profondo legame di amicizia tra Vincent e il proprietario di
un colorificio parigino a partire dal 1886, quando l'artista, lasciato il Brabante dove era nato e accantonata la vocazione religiosa, raggiunge il fratello Theo, mercante d'Arte, a Parigi.
Nel negozio di Tanguy, specializzato in materiali per le Belle Arti, in Rue Clauzel 14, si rifornivano molti artisti Impressionisti e Post-Impressionisti, pieni di belle
speranze, ma spesso a corto di denaro ed il buon 'père' li riforniva di materiali accettando in cambio, quale pagamento, qualche tela, che spesso esponeva nella
piccola vetrina.
La versione dell'autunno 1887 si trova in una Collezione privata (Niarchos); misura cm. 65 x 51; è un olio su tela e, per composizione e scelte coloristiche,
è molto simile al ritratto del Museo Rodin.
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Il vecchio è ritratto frontalmente, immobile, immerso nei suoi pensieri: una specie di saggio giapponese, modesto e gioviale, contornato da stampe giapponesi dai colori vividi.
La fissità tipica delle figure orientali, lo sguardo perso, un poco infantile, gli occhi acquosi da vecchio, i tratti rozzi e forti, le mani rugose congiunte si fondono,
grazie ai tocchi di verde e di rosso, con il contesto.
Lo sfondo, collage di stampe orientali riconoscibili ( da sinistra in basso e in senso orario: Le campanelle dei giardini di Iriya di Hiroshige II, Attrice di Utagawa Iroshige, Natura morta con uva
bianca, pere e limoni di Van Gogh, Il monte Fuji in primavera di Katsushika Hokusai, Geisha di Utagawa Kunisada, Vento di Katsushika Hokusai, Un attore nei panni della geisha Chokichi
di Utagawa Kunisada), non ha profondità.
Van Gogh sosteneva:“Studiando l’arte giapponese, si vede un uomo indiscutibilmente saggio, filosofo e intelligente, che passa il suo tempo a far che?
A studiare la distanza fra la terra e la luna? No.
A studiare la politica di Bismarck? No.
A studiare un unico filo d’erba.
Ma quest’unico filo d’erba lo conduce a disegnare tutte le piante, e poi le stagioni, e le grandi vie del paesaggio, e infine gli animali, e poi la figura umana.
Così passa la sua vita e la sua vita è troppo breve per arrivare a tutto.
Ma insomma, non è quasi una vera religione quella che ci insegnano questi giapponesi così semplici e che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori?
E non è possibile studiare l’arte giapponese, credo, senza diventare molto più gai e felici, e senza tornare alla nostra natura nonostante la nostra educazione
e il nostro lavoro nel mondo della convenzione.” |
Una versione del 1887, un disegno a matita su carta, si trova al Van Gogh Museum di Amsterdam.
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Si tratta di un disegno preparatorio per i ritratti di Père Tanguy del Museo Rodin e della Collezione Niarchos, che hanno sullo sfondo stampe giapponesi.
Ma chi era Julienne François Tanguy?
Un bretone nato a Saint Brieuc nel 1825, un rivoluzionario e comunardo, un ex-carcerato per scelte politiche, un mecenate per convinzione.
Uscito di prigione, si reca a Parigi dove apre un negozietto di colori e mette al servizio di artisti d'avanguardia le sue idee libertarie.
Secondo Èmile Bernard:'La Scuola di Pont Aven è nata nel negozio di Père Tanguy'.
Fu soprannominato il 'Socrate della rue Clauzel'.
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Una versione dell'inverno 1886, un olio su tela, si trova alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, le sue dimensioni sono cm. 47 x 38.5.
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Père Tanguy è rappresentato con il suo grembiule da lavoro ed è realizzato in varie sfumature di marrone, con un tocco rosso sulle labbra e un tocco verde sul grembiule.
La composizione è semplice e il personaggio sembra più un lavoratore che un commerciante.
Èmile Bernard scrisse queste parole di necrologio in un articolo pubblicato su Mercure de France nel dicembre 1908: ne emerge il ritratto di una persona rara, semplice, disinteressata,
di una bontà disarmante.
Emerge una sorta di stoico, di 'santo laico', che non ha mai recriminato contro la vita, ma l'ha accettata con serenità di cuore.
Ha lasciato in eredità ai posteri tele degli artisti che per primo aveva scoperto e sponsorizzato, non per accumulare denaro, ma per sostenere una cultura nuova e rivoluzionaria.
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